Giovanni Battista Pergolesi, fecondo autore di musica sacra che solo nei suoi ultimi mesi di vita compose quelli che sono considerati il suo lascito più importante in questo ambito: il Salve Regina del 1736 e del coevo Stabat Mater per orchestra d'archi, soprano e contralto, che rimane senz'altro uno dei suoi componimenti più famosi, anzi probabilmente il più conosciuto, ma anche una delle opere musicali più rimarchevoli di tutto il Settecento. La tradizione, alimentata dal primo biografo del musicista, il marchese Tommaso di Villarosa, vuole che sia stata anche l'ultima composizione del Pergolesi, scritta sul letto di morte dal ventiseienne musicista. Questa composizione sacra vede come protagonista una delle orchestre più rinomate nel panorama nazionale I virtuosi italiani, diretta da Matteo Beltrami e da tre giovani direttori dell'AMO l'Accademia dei Mestieri dell'Opera del Teatro Coccia.
L'esecuzione dello Stabat Mater sarà preceduta dall'esecuzione di una Suite tratta dalla raccolta delle Antiche arie e danze per liuto di Ottorino Respighi, per la precisione la Terza, composta nel 1931, costituita da 4 movimenti che prevedono l'impiego di soli strumenti ad arco.
Sia l'esecuzione della Suite di Respighi che quella dello Stabat Mater di Pergolesi, prevedono la messa in scena a cura del regista Renato Bonajuto: un tableau vivant interpretato da sei danzatori, coreografati da Giuliano De Luca, per dare vita ai celebri dipinti appartenenti a noti pittori novaresi del Seicento, così da creare una drammaturgia strettamente connessa con il testo sacro interpretato dalle voci delle due soliste: si alternano i soprani Miriam Battistelli e Ksenia Bomarsi e i due mezzosoprani Aurora Faggioli e Sofio Janelidze.